> In qualità di dirigente dell'area
Parchi e Riserve Naturali della Regione Lazio, crede all'utilità di una
struttura sita a Roma Nord (più precisamente nella zona del Villaggio Olimpico,
in prossimità del viadotto di Corso Francia) che possa andare a formare giardinieri professionisti
per il Comune di Roma, promuovendo al suo interno corsi di formazione ed informazione, anche aperti al
pubblico ?
Dal punto di
vista regionale portare avanti un progetto simile sarebbe molto importante: la
Regione Lazio possiede già un suo assessorato che si occupa della formazione di
coloro che si curano dei Parchi Regionali e dell'ambiente, però tali corsi sono
rivolti per la maggior parte alle grandi aziende e non direttamente ala
popolazione. Se viene proposta nel modo corretto una struttura così innovativa
potrebbe portare nuovo lavoro e la possibilità di interagire con le persone
anche attraverso iniziative a scopo sociale. Inoltre il Villaggio Olimpico
rappresenta una zona importante di Roma e un punto di scambi fondamentale per
la città stessa, senza contare la vicinanza con il parco regionale dell'Aniene
e con sua sede di Roma Natura, che proprio in questo momento sta' facendo il
piano di assetto per le nuove zone verdi da riqualificare.
> Secondo lei la cura e la
riqualificazione del verde pubblico relativo alle aree urbane della città di
Roma è importante per uno sviluppo sostenibile della città e per il benessere
del cittadino stesso?
Il verde in
quest' ultimo periodo storico è diventato un verde "di risulta", un
vuoto urbano abbandonato e lasciato al degrado, non più quindi una zona di
valorizzazione della città. La cultura moderna di oggi non ci porta a capire
che il verde è il living odierno, è un arredo urbano,fa parte del nostro
habitat naturale (se così vogliamo definirlo) e in quanto tale è di estrema importanza
la sua valorizzazione e conservazione nel tempo.
Quello che mi dice è vero: ce lo
confermano purtroppo molte aree della città di Roma che attualmente sono
lasciate al degrado, totalmente abbandonate a sé stesse. Tuttavia (in occasione
di un progetto urbanistico svolto nella zona del IV municipio di Roma) ho
notato che molte persone ultimamente tendono a riappropriarsi del verde
pubblico attraverso la realizzazione di orti urbani o per mezzo di iniziative
che riscuotono particolare successo, come nel caso della Guerriglia Gardening
Da qualche
tempo ad oggi in effetti si è rivelata di fondamentale importanza la questione
relativa agli orti urbani : i cittadini in questo modo stanno conservando il
territorio, così che questo non possano essere occupato da altri ma rimangaa ad
uso esclusivamente pubblico. Si sta' lentamente ritornando alla cultura inglese
dell'800, quando Fourier e i primi utopisti di un tempo realizzavano insieme
agli architetti il concetto di "città giardino". I primi orti urbani
a Roma ad esempio, sono stati realizzati nel quartiere di piazza Bologna nei
primi anni 50, all'interno di una palazzina a corte. Attualmente i più grossi orti urbani romani
stanno nascendo lungo i fiumi e nella zona dell' Eur.
Gli orti
urbani comunque hanno una loro prerogativa: quella di riportare l'uomo a
riscoprire l'interesse per la natura : dal punto di vista sociale (ad esempio
per gli anziani) ma anche per quel che riguarda il benessere della vita
quotidiana.
> Poiché si occupa di preservare
la flora e la fauna presenti nelle aree protette, crede che possa essere di
beneficio al territorio Laziale portare avanti un progetto di reinserimento
delle colture locali all'interno anche di territori fortemente urbanizzati?
Quando si
parla di biodiversità bisogna fare particolare attenzione: oggi come oggi tutta
la sbandierano ai quattro venti senza sapere che cosa voglia realmente dire. La
Regione Lazio adesso sta' facendo un 'indagine su tutte le zone ZPS (Zone
Protezione Speciale) e SIC (siti interessi comunitari ) riguardo il problema
legato alla biodiversità e ci siamo accorti che spesso sono state perimetrate
aree ritenute di estrema importanza comunitaria quando in realtà si tratta
solamente di rocce e qualche pianta rinsecchita (come nel caso delle cave di
Tivoli).
Il discorso
sulla biodiversità deve essere affrontato sul territorio nel quale si va ad
operare nella sua totalità e non, come accade spesso, solo su una parte di esso:
l'intento deve essere quello di andare a ricreare l'habitat sia del Fiume Tevere
che quello della flora e della fauna tipiche del Territorio Laziale.
> Ritornando al progetto della
scuola, secondo lei cosa è necessario sapere per un professionista che si
occupa dell'ambiente del territorio Laziale e più in particolare di quello
limitrofo alla zona del Tevere?
La conoscenza
del territorio in cui si opera è fondamentale: un giardiniere professionista
deve sapere sempre, nell'osservare una pianta, se si tratta di una infestante
oppure di una tipica della zona in cui si trova. La robinia ad esempio viene
spesso scambiata per erbaccia quando invece è una pianta tipica del centro Italia:
l'equilibrio dell'habitat non deve essere turbato. Inoltre devono avere
conoscenze base di botanica e di chimica, per il riconoscimento della composizione
delle diverse terre e per i vari prodotti legati al benessere della pianta
(pesticidi, ecc.)
Quindi tra le attività che andremo ad
inserire nella struttura ci saranno anche dei laboratori dedicati alla sperimentazione
di prodotti chimici e aule dove gli aspiranti professionisti potranno
apprendere le nozioni basi riguardo il territorio in cui andranno ad operare.
Per quanto riguarda la pratica è importante trovare delle aree all'aperto, è
corretto?
Per un
aspirante giardiniere è fondamentale la pratica e l'esperienza, che non si
accumula solamente sul campo ma maggiormente all'interno di laboratori
didattici: tali laboratori e la serra (
dove è concentrata la maggior parte dell'operatività della struttura e che deve
essere centrale) rappresentano l'elemento di passaggio tra la teoria e la
pratica del lavoro professionale, e servono come nodo di scambio non che fulcro
generatore di tutta l'attività all'interno della scuola. A mio avviso le aule
dove dovranno essere svolte le attività didattiche non dovrebbero essere molto
grandi e l'utenza non dovrebbe superare il numero di 20 persone per aula,
perché per esperienza diretta questo è il numero massimo di persone che si
presta all'ascolto.
> Poiché mi conferma che lei in prima persona ha
tenuto dei corsi relativi all'ambiente e al giardinaggio, saprebbe consigliarmi
quale tipi di corsi e in che modalità dovrebbero essere svolti?
Ciclo di
massimo 6 mesi e laboratori di ingegneria naturalistica (cunette, dossi,
versanti delle montagne fatte non più con reti e cemento ma realizzate solo con
materiali naturali).
Ah, e poi ci
dovremmo mettere una teca per le farfalle, una "Butterfly House".
Una Butterfly House?
Si. Mi ha
sempre stuzzicato l'idea di realizzare una teca per le farfalle dove le persone
potessero entrare e vederle dal vivo. In più le farfalle sono animali
meravigliosi . Non trovi?
Ehm... Si, certamente.
Ottimo,
allora è fatta! (ride).
Sito di riferimento:
http://www.regione.lazio.it/rl_ambiente/?vw=contenutidettaglio&id=77
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